Il 23 dicembre 1987 segna una delle date più cruciali nella storia dei Pink Floyd, il giorno in cui Roger Waters e i suoi ex compagni, David Gilmour e Nick Mason, mettono fine alla lunga e aspra disputa legale che aveva diviso la band. Un accordo firmato sull’Astoria, lo studio galleggiante di Gilmour, sancisce la fine di una battaglia iniziata anni prima, nel 1984. Ripercorriamo le tappe di questa controversia che ha segnato il destino di una delle band più iconiche della storia del rock.
Tutto comincia nel 1984, quando Roger Waters decide di rinegoziare il suo rapporto individuale con il manager Steve O’Rourke. Waters voleva che le trattative rimanessero riservate, ma O’Rourke, forse per ragioni finanziarie o morali, informa David Gilmour e Nick Mason. Questo gesto è percepito da Waters come un tradimento. Per lui, O’Rourke si era già schierato dalla parte di Gilmour durante le tensioni legate alla realizzazione di The Final Cut. Sentendosi isolato, Waters rimuove O’Rourke come suo manager personale.
Nel tentativo di affrontare le tensioni, i tre Floyd si riuniscono in un ristorante giapponese. È una cena tesa, in cui i problemi irrisolti emergono in tutta la loro complessità. Alla fine della serata, Waters crede che gli altri due abbiano accettato l’idea che i Pink Floyd fossero finiti. Gilmour e Mason, però, sono convinti che il gruppo continuerà a lavorare dopo che Waters avrà concluso il suo progetto solista, The Pros and Cons of Hitch Hiking. Questo equivoco segna il punto di non ritorno.
Nel 1985, Waters comunica ufficialmente alla EMI la sua intenzione di lasciare i Pink Floyd. La decisione non è solo artistica, ma strategica: Waters crede che il gruppo non possa andare avanti senza di lui.
Nel 1986, la frattura si sposta nelle aule di tribunale. A fine Ottobre, Waters pubblica la colonna sonora When The Wind Blows con l’etichetta Virgin. Questo dettaglio gioca a favore della EMI, che sfrutta la pubblicazione per forzare la mano con Roger Waters, accusandolo in sostanza di non aver usato il nome Pink Floyd.
Il 31 ottobre dello stesso anno, Waters avvia un’azione legale contro Gilmour e Mason per impedire loro di utilizzare il nome Pink Floyd, definendoli una “forza creativa spenta”. Ma l’11 novembre, la EMI annuncia che i Pink Floyd continueranno a esistere come band e che un nuovo album è in lavorazione.
Il 1987 è un anno di scontri legali e mediatici. Il conflitto arriva al culmine il 23 dicembre. All’Astoria, davanti al contabile Jerome Walton, Waters e Gilmour raggiungono un accordo: il marchio “Pink Floyd” rimane a Gilmour e Mason, che concedono a Waters alcuni diritti legati a opere come The Wall e gli riconoscono una compensazione economica per i marchi commerciali.
Passando ai giorni nostri, nel 2023, Gilmour e Mason hanno fondato la Pink Floyd 2023 Ltd, una società creata per tutelare il marchio, unica società targata Pink Floyd non passata in mano alla Sony. Ma rimangono delle domande aperte: i diritti di The Wall sono ancora in mano a Waters? E quando potremo finalmente vedere un filmato del leggendario tour di The Wall?
Chissà come avranno trascorso il Natale i “nostri” nel 1987, subito dopo aver firmato quell’accordo. Pace ritrovata o soltanto una tregua? Forse, oggi come allora, a Natale è il momento di riflettere sulle divisioni e cercare un terreno comune, proprio come fecero quei tre uomini nell’inverno del 1987.