Dicembre 3, 2024
med

Il 30 ottobre 1971, i Pink Floyd pubblicavano il loro sesto album in studio, Meddle. Questo album rappresenta un punto di svolta nella carriera della band, segnando il passaggio da un sound prevalentemente psichedelico a un rock progressivo, per arrivare ad uno più maturo e sperimentale. Un percorso che sembra fatto di gradini, che parte da A Saucerful Of Secrets, passa per Atom Heart Mother e arriva qui a Meddle, nel punto più alto. Anzi per essere precisi il punto più in alto è la traccia “Echoes”, un’opera epica di oltre 23 minuti che occupa l’intero lato B del disco.

Questa canzone è un perfetto esempio della capacità dei Pink Floyd di creare atmosfere sonore complesse e ipnotiche, un viaggio sonoro che esplora varie dimensioni. Dopo l’introduzione, che con un semplice “ping” crea una sensazione di spazio aperto con un’atmosfera ipnotica, arriviamo alla parte cantata da David Gilmour e Richard Wright. La loro melodia vocale, sostenuta da armonie sottili, aggiunge una sensazione eterea e sognante per poi sgorgare in un interludio psichedelico con una sezione sperimentale di suoni estranei e ambientali. La canzone chiude ritornando al tema iniziale, con una progressione verso una coda potente e trascendente. Il testo di “Echoes” è altrettanto complesso e poetico ed esplora temi di connessione umana e introspezione, con un linguaggio suggestivo e simbolico che possiamo riassumere sinteticamente in tre punti fondamentarli con l’immagine dell’albatros, che rappresenta una sorta di osservatore tranquillo e distante, simbolo di libertà e spiritualità (overhead the albatross hangs motionless upon the air). L’eco di un tempo distante che evoca un senso di nostalgia e riflessione su memorie lontane (the echo of a distant time comes willowing across the sand) e gli sguardi degli sconosciuti che si incrociano che esprimono l’idea che le connessioni umane, anche quelle fugaci, possano essere significative e profonde (strangers passing in the street, by chance two separate glances meet). “Echoes” rappresenta un’odissea musicale che non solo mette in mostra l’abilità strumentale e compositiva dei Pink Floyd, ma anche la loro capacità di creare paesaggi sonori emotivi e lirici. È un esempio perfetto di come la band potesse fondere musica e testo per creare qualcosa di veramente unico e significativo. Avvolgente, profonda e sempre attuale, è l’anticipo di The Dark Side Of The Moon.

Singolare e prolifico il modus operandi usato dalla band per la registrazione di Meddle, con l’uso delle famose parti battezzate Nothing, che sono confluite in gran parte proprio in Echoes e One Of These Days, ma che purtroppo ad oggi abbiamo potuto ascoltarne solo una, la parte 14 pubblicata nel box The Early Years. La vera speranza è che, con la vendita del catalogo, un giorno si possa avere il piacere di ascoltare tutte queste parti e magari scoprire che all’interno di quelle non usate ci sia la base di qualche canzone pubblicata successivamente perché Meddle è molto più vicino a The Dark Side Of The Moon di quanto si creda.

La Newsletter di Flaming Cow

Iscriviti per ricevere gli articoli direttamente nella tua casella di posta!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Non dimenticare di iscriverti al canale YouTube e al canale Telegram dove trovi tutte le offerte floydiane di Amazon Italia. A te non costa nulla e a noi ci dai un aiuto a mandare avanti il sito!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *