Marzo 10, 2025
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Tim Davies, artista e illustratore ci offre uno sguardo privilegiato nel dietro le quinte del mondo creativo che ha contribuito a definire l’immaginario dei Pink Floyd. In questa intervista esclusiva, Davies racconta i primi passi nel design e nella stampa d’arte a Londra, una città pulsante di innovazione culturale negli anni ’80 e attraverso racconti personali, emergono le sfide e le emozioni di un percorso che ha intrecciato arte e rock, dalla concezione di idee audaci per copertine di album iconici fino agli incontri casuali con figure leggendarie.

Hai frequentato la stessa scuola d’arte di Syd Barrett, la Camberwell School of Arts. Com’è stata per te quell’esperienza? Hai scoperto storie o dettagli specifici su Barrett durante il tuo periodo lì?

Ho studiato alla Camberwell School of Art di Londra dal 1979 al 1983. Studiavo graphic design e stampa d’arte. Londra a quei tempi era un bel posto dove vivere. C’era anche una grande scena musicale con molte band emergenti che sarebbero poi diventate famose in tutto il mondo, ma a quei tempi suonavano in piccoli club e locali. A me, e ad un altro studente d’arte, ci piaceva la musica di Syd Barrett e sapevamo che aveva studiato pittura a Camberwell. Un tecnico del reparto serigrafia stava già lì quando c’era Syd e gli abbiamo chiesto se ci fossero dei lavori di Syd conservati al college. Lui ci disse che c’erano alcune stampe, ma non specificò di che tipo. Gli abbiamo chiesto se sarebbe stato possibile per noi vedere queste opere e lui rispose abbastanza categoricamente… “No!”. Gli abbiamo chiesto allora di dirci qualcosa su il Syd studente al college ma ci disse solo che “… era cattivo con le sue donne”. È andata così, purtroppo. Questo tecnico universitario era un uomo di poche parole!

Puoi raccontarci come hai iniziato a essere coinvolto nel progetto creativo dei Pink Floyd? Che tipo di lavoro facevi inizialmente?

Dopo i miei studi a Camberwell, ho fatto domanda per frequentare un corso post-laurea di stampa d’arte, al Central St. Martin’s College, nel centro di Londra. Mentre ero lì ho preso contatto con la società di design Icon negli studi Britannia Row dei Pink Floyd a Islington, nel nord di Londra. Storm Thorgerson, co-fondatore di Hipgnosis, visitò Icon che era gestita da 2 grandi designer: Andrew Ellis e Colin Chambers, che in precedenza aveva lavorato come assistente di Storm. Lì mi chiesero di creare il design della copertina per l’album del 1985 di Robert Plant “Shaken ‘n’ Stirred” e da allora siamo rimasti in contatto e ho lavorato spesso come freelance nei successivi due anni. Nel 1987 Colin Chambers mi chiamò e mi spiegò che aveva lasciato l’agenzia e ora aveva la sua propria società di design nel centro di Londra. Mi ha chiesto se volevo lavorare come illustratore su un nuovo progetto dei Pink Floyd; il mio lavoro sarebbe stato quello di illustrare (o buttare giù) idee che dovevano essere poi presentate come bozze di copertina per il prossimo album dei Pink Floyd, ancora senza titolo.

Alcune delle idee iniziali per la copertina dell’album “A Momentary Lapse of Reason” sono state scartate. C’era un concetto particolare che desideravi fosse stato realizzato? Quali erano i design che non hanno funzionato del tutto?

L’album aveva, almeno 2 titoli provvisori ”a momentary lapse of reason” e “visions of an empty bed” e le potenziali idee per la copertina erano collegate a questi titoli. Alcune idee che dovevo illustrare includevano:

  • un paracadutista che si doveva lanciare in un vulcano attivo, ma fu abolita perché lontano e troppo pericoloso da ricreare
  • far sì che il famoso artista francese Christo impacchettasse Uluru (Ayer’s Rock) in Australia
  • una lumaca che scivola lungo il filo tagliente di una lametta
  • due amanti si sparano con le pistole nella stazione Grand Central di New York, ma era ritenuta troppo rischiosa nel caso in cui le persone tentassero di emulare questa cosa!
  • centinaia di letti d’ospedale vuoti posizionati lungo il ripido fianco di una montagna
  • un tizio nudo seduto su un letto a baldacchino

Ce n’erano anche altri ma non riesco a ricordare cosa fossero. In studio avevamo una cassetta con un mix dell’album e l’abbiamo ascoltata all’infinito per cercare di trovare qualche idea per il concetto della copertina. C’erano anche dei fogli di carta con i testi delle canzoni in giro e ci è stato detto che ci sarebbe stata una ricompensa finanziaria per chiunque avesse ideato il concept giusto della copertina! Si può dire che non c’era davvero un limite. Avevamo un grosso budget per questo progetto.

Come descriveresti il ​​processo creativo con Storm Thorgerson? Ci sono stati momenti di tensione o situazioni in cui hai dovuto superare sfide particolari?

È stata una bellissima esperienza lavorare con Storm e ho imparato molto. Un pomeriggio venne in studio per vedere cosa avevo fatto. Avevo creato molte immagini diverse per i progetti “Momentary Lapse of Reason”/” Visions of an Empty Bed “. Li ha esaminati tutti e ha deciso che erano necessari molti cambiamenti. Erano ormai circa le 18:00 e mentre usciva mi disse “Allora ci vediamo alle 11!”, Io risposi “Ok, a domani”. Storm rispose: “No, alle 11 di stasera! Tu rimani qui e fai in modo che tutte le immagini funzionino e poi vieni da me con le illustrazioni finite!” Più tardi andai a casa di Storm e ci continuammo a lavorare, apportando correzioni. Pensa che io iniziavo alle 4 del mattino e tornavo in studio alle 9 del mattino successivo per continuare a lavorare sulle idee. Storm era un perfezionista e lui ha sempre tirato fuori il meglio da ogni progetto. Non c’è da stupirsi che i suoi lavori sono considerati così iconici! Storm e il suo team hanno creato incredibili immagini iconiche in quel periodo, totalmente senza l’uso di tecnologia digitale/informatica, solo il ritocco occasionale con un aerografo!

Hai anche svolto un ruolo pratico nella produzione, come il trasporto dei letti d’ospedale sul set fotografico per il poster del tour europeo. Puoi condividere alcuni dettagli su quel giorno e l’atmosfera generale all’interno del team?

Guidai un camion pieno di vecchi letti d’ospedale nel luogo delle sessioni, nello Suffolk, che sembra proprio come il nord della Francia, con filari di pioppi ai lati delle strade (la leg europea iniziava proprio in Francia ndr). Mi pare che le sessioni si svolsero vicino a una fattoria chiamata Apple Acre. Fu molto difficile da trovare, sai a quei tempi non c’erano internet, navigatore satellitare o Google Maps. Avevo solo un indirizzo e alcune indicazioni scritte su un pezzo di carta. Dovetti fermarmi abbastanza spesso, per chiedere indicazioni dalle persone.

La tua ragazza era la cameriera nel poster del tour. Come è stata coinvolta nel progetto e cosa ricordi di quell’esperienza?

La mia ragazza di allora, oltre ad apparire nel poster, fu fotografata anche su un paio di altre copertine di dischi di quel periodo. Ricordo lo shooting per l’album “American English” degli Wax (Graham Gouldman di 10CC e Andrew Gold). Le sessioni si svolsero su una spiaggia nel sud dell’Inghilterra e fu molto bello, una giornata tempestosa come per il famoso uragano “Grande Tempesta” del 1987 che stava per colpire l’Inghilterra. Le piacque lavorare con Storm e il suo team. A lui è sempre piaciuto usare le amiche e gli amici per lavorare, perché era più economico e più facile che lavorare con costose agenzie di modelle. Si avvaleva anche degli assistenti di studio a volte per i servizi.

L’immagine usata per il singolo “One Slip” ha una storia piuttosto curiosa. Puoi raccontarci come Storm Thorgerson si è appropriato del tuo lavoro? Come hai reagito a quell’episodio?

Nel 1988 Colin mi chiese di inventarne alcune idee per una proposta di copertina per un gruppo pop francese chiamato Blue Matisse. Decisi che le immagini dovessero rappresentare una figura femminile creata con colore prevalentemente blu e che la composizione complessiva dovesse sembrare “impressionista”. Dato che il tempo era poco, e non avevo tempo di dipingere le figure ad olio, strappai alcune immagini dalle riviste di moda di un’amica. Le pose erano perfette, soprattutto lo erano quelle della pubblicità di profumi a tutta pagina. Le incollai su cartone, e poi dipinsi sopra le foto per farle sembrare sfocate. Poi ho lavorato sulle immagini con i pastelli a olio e ho creato circa 10 o 12 immagini. Consegnai le foto a Nexus in attesa di una risposta. Non sentii niente per qualche giorno e circa dopo una settimana, incontrai Colin per caso nel centro di Londra. Colin mi raccontò che Storm era passato dallo studio con uno dei musicisti dei Pink Floyd, penso David Gilmour, e avevano visto le mie foto su un tavolo. Secondo loro erano perfette per la copertina del nuovo singolo dei Pink Floyd “One Slip” che avrebbe dovuto essere pubblicato di lì a breve. Fu detto loro che le immagini erano destinate a Blue Matisse, e la risposta è stata qualcosa del tipo… “non più!” . Alcune di quelle immagini, che avevo creato, presentavano una figura in posizione seduta che calzava a pennello con alcuni versi presenti nell’album “visions of an empty bed” (da Yet Another Movie ndr). Alcune settimane dopo queste immagini erano sui cartelloni pubblicitari di tutto il mondo. Spero che qualcuno abbia scattato una foto di uno dei cartelloni pubblicitari giganti che ho visto per strada a Londra. Se qualcuno ha una foto si faccia vivo, mi farebbe piacere vederla!

Il budget per “One Slip” era piuttosto limitato. È vero che hai ricevuto solo 50 sterline per il tuo lavoro? Come pensi che le limitazioni finanziarie abbiano influenzato la creatività dei progetti dei Pink Floyd?

Sì, a quanto pare il budget per questo lavoro era piuttosto ridotto e mi furono offerte 50 sterline. Colin mi disse perché avevo usato la stanza buia del Nexus per alcuni dei miei lavori precedenti e quella somma venne considerata una tariffa adeguata. Fu abbastanza corretto! Comunque fu bello vedere alcuni dei miei lavori su una cover dei Pink Floyd!

Hai avuto incontri casuali con David Gilmour e Roger Waters in contesti insoliti. Come descriveresti quegli incontri e come ti sei sentito in quei momenti?

Un giorno piovoso a Londra, nel 2006, io e la mia ragazza abbiamo deciso di visitare il Museo della Scienza di Kensington. Verso la fine della nostra visita arrivammo nella sala con tutti i razzi e le astronavi (Apollo ecc). Ero incuriosito da una mappa della Luna che mostrava il Lato Oscuro dove erano atterrate tutte le sonde spaziali russe. Se ne rese conto anche un altro uomo che era rimasto lì per un bel po’ studiando la mostra. Mi sono voltato a guardare ed era Roger Waters! Io lo guardai…. lui guardò me, entrambi guardammo la mappa del lato oscuro della luna… e ho deciso che probabilmente non era quello il giusto momento di dire qualcosa. Lui sorrise e se ne andò. Di tanto in tanto vedevo Dave Gilmour in una galleria a Notting Hill a Londra negli anni ’90. Un mio amico ha esposto i suoi dipinti nella galleria insieme a Phil May dei Pretty Things. May e Gilmour erano ottimi amici e così lo invitò alla inaugurazione della mostra. E fu allora che accennai a David di aver lavorato alla copertina di “Momentary Lapse of Reason”.

Di recente, una delle tue opere originali create per il progetto ‘One Slip’ è stata scoperta a un’asta di beneficenza. Come hai scoperto la notizia e quali emozioni hai provato nel vedere quell’opera tornare alla luce?

Sono rimasto molto sorpreso quando una delle foto che avevo creato per la copertina di “One Slip” è stata scoperta in un negozio nel Surrey, nel sud dell’Inghilterra. Molte delle immagini che avevo creato per il progetto “One Slip”, sono scomparse, alcune sono state buttate via o semplicemente andate perse. Ho ancora un paio di foto nel mio studio. A quei tempi suppongo che nessuno pensasse che queste opere d’arte avrebbero avuto un qualche valore nel futuro anche perché non esisteva la scena collezionistica che esiste oggi. È stato fantastico essere contattato dall’uomo che ha ritrovato l’opera d’arte perduta, e ovviamente è stato fantastico vederne una foto, inclusi alcuni schizzi e scarabocchi sul retro dell’opera d’arte. Certamente ha riportato alla mente tanti ricordi!

Dopo così tanti anni di carriera e collaborazioni con artisti leggendari, ci sono progetti attuali o futuri a cui stai lavorando e che ti entusiasmano?

I miei lavori sono apparsi anche sulle copertine di Robert Plant e Al Di Meola. È stato molto divertente e una vera sfida creare qualcosa di artistico per quelle copertine. Dall’inizio degli anni ’90 dipingo ed espongo il mio lavoro in molti paesi. Tutto ciò mi consente di viaggiare e visitare nuovi luoghi. Lo trovo molto stimolante, mi da sempre una nuova ispirazione che mi permetta di creare nuovi dipinti e stampe.

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Intervista di Francesco Madonia. Traduzione a cura di Matteo Gherardi.

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