Il 3 gennaio 1972, i Pink Floyd iniziarono una serie di prove fondamentali per la creazione di quello che sarebbe diventato uno degli album più iconici della storia della musica: “The Dark Side of the Moon”. Queste sessioni si svolsero in un magazzino vittoriano in disuso al numero 47 di Bermondsey Street, nel sud di Londra, una struttura di proprietà dei Rolling Stones. L’ambiente era tutt’altro che accogliente; descritto come una stanza buia, umida e sporca, offriva però alla band l’isolamento necessario per concentrarsi sulla nuova musica.
Durante queste due settimane, i membri del gruppo — Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason — lavorarono intensamente su una suite musicale inizialmente intitolata “Eclipse”, che successivamente si sarebbe evoluta nel capolavoro “The Dark Side of the Moon”. L’obiettivo era esplorare temi come lo stress e le tensioni della vita moderna, riflettendo anche sulle pressioni derivanti dalla loro carriera musicale. David Gilmour ricordò: “Siamo rimasti lì per un po’, scrivendo pezzi di musica e improvvisando. Era una stanza molto buia”.
Queste sessioni di prove rappresentarono un periodo cruciale per la band, permettendo loro di sperimentare e affinare nuove idee musicali. La scelta di testare il materiale in un ambiente live prima della registrazione definitiva si rivelò strategica, consentendo di migliorare e rafforzare i brani attraverso l’interazione con il pubblico. Il 20 gennaio 1972, al Brighton Dome, i Pink Floyd presentarono per la prima volta dal vivo la suite, allora conosciuta come “Dark Side of the Moon – A Piece for Assorted Lunatics”. Nonostante alcuni problemi tecnici iniziali, come interruzioni di corrente, la performance segnò l’inizio di un tour che avrebbe consolidato la reputazione della band e preparato il terreno per l’uscita dell’album nel 1973.
È interessante notare che, durante questo periodo, il titolo della suite subì variazioni. Inizialmente chiamata “Dark Side of the Moon”, fu temporaneamente rinominata “Eclipse” dopo la scoperta di un album omonimo della band Medicine Head. Tuttavia, dopo il fallimento commerciale di quest’ultimo, i Pink Floyd decisero di ritornare al titolo originale per il loro progetto.
Le prove a Bermondsey e le successive esibizioni dal vivo furono fondamentali per lo sviluppo e il perfezionamento dei brani che compongono “The Dark Side of the Moon”. Questo approccio permise alla band di creare un’opera coesa e innovativa, destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia della musica.