Il 2 gennaio 2025 segna il 55esimo anniversario di The Madcap Laughs, il primo album solista di Syd Barrett. Pubblicato subito dopo Capodanno del 1970, questo disco rappresenta una pietra miliare della musica psichedelica e un ritratto intimo di un artista visionario, tormentato e geniale.
La genesi di un progetto travagliato
La storia di The Madcap Laughs affonda le sue radici nell’aprile del 1968, quando Syd Barrett, ormai fuori dai Pink Floyd, tornò negli studi della EMI accompagnato dal produttore Peter Jenner. L’idea iniziale era quella di utilizzare brani scartati durante la sua permanenza nei Floyd, ma il progetto prese rapidamente una direzione diversa, con nuove composizioni come Octopus, Rhamadan e Golden Hair. Tuttavia, le sessioni di registrazione furono segnate dalle difficoltà personali di Barrett, culminate nella brusca interruzione del lavoro durante l’estate del 1968 a causa di una crisi emotiva.
La ripresa con nuovi alleati
All’inizio del 1969, Syd tornò a lavorare sul progetto, questa volta affiancato da Malcolm Jones, amministratore della Harvest, la nuova etichetta progressiva della EMI. Con ritrovata energia creativa, Barrett portò in studio nuove canzoni come Terrapin, Love You, Here I Go e No Good Trying. Alle registrazioni parteciparono anche membri dei Soft Machine — Robert Wyatt, Hugh Hopper e Mike Ratledge — che contribuirono ad arricchire il suono del disco. Ma il lavoro con Syd rimase imprevedibile, un processo descritto come “faticoso e turbolento”.
L’intervento dei vecchi amici
Nell’estate del 1969, furono David Gilmour e Roger Waters a intervenire per aiutare Syd a completare il disco. Grazie al loro supporto, il progetto giunse a conclusione entro settembre dello stesso anno. Da queste ultime sessioni emersero autentiche gemme come Dark Globe, Long Gone e la versione definitiva di Golden Hair. Il risultato fu un album che, pur essendo frammentario e grezzo, riuscì a catturare la complessità dell’artista.
Un disco seminale
The Madcap Laughs si presentò come un lavoro coerente nella sua disarmonia, capace di riflettere il carattere di Syd Barrett: un artista visionario ma fragile, poliedrico ma intrinsecamente complicato. In otto settimane il disco vendette oltre 6.000 copie, raggiungendo la 40esima posizione nelle classifiche britanniche. La critica accolse positivamente l’opera, spingendo la EMI a continuare a credere in Barrett e nella sua arte.
L’eredità di The Madcap Laughs
L’influenza di questo album si estese ben oltre il 1970. Artisti come David Bowie e i Blur hanno riconosciuto il debito nei confronti di Barrett e del suo stile unico. Tra tutti i brani, Octopus spicca come manifesto della sua creatività: un viaggio lisergico che invita ad apprezzare la bellezza intrinseca delle cose, anche quando sembrano misteriose e insondabili.
Conclusione
The Madcap Laughs resta un lavoro seminale, capace di emozionare e ispirare ascoltatori di ogni epoca. Attraverso questo disco, Syd Barrett ha trasformato il caos della sua mente in un’arte che continua a essere fonte di ispirazione e meraviglia.