Novembre 21, 2024
Iconic Pink Floyd first album 1967 photographed in Vic Singh Studio Ltd. London W.1.

Pink Floyd ‘The Piper At The Piper At The Gates Of Dawn’ Album Cover 1967. Photograph Vic Singh in his London W.1. photo studio.

Secondo il Fashion Textile Museum le quattro copertine più iconiche della fine degli anni 60 e inizio dei 70 sono Their Satanic Majesties Request dei Rolling Stones, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, Disraeli Gears dei Cream e The Piper At The Gates Of Dawn dei Pink Floyd.

FC: Ho letto che l’idea di chiamarti per la foto di copertina è venuta a John ‘Hoppy’ Hopkins. È vero?

VS: No, non esattamente. John “Hoppy” Hopkins e l’UFO Club non hanno nulla a che vedere con la sessione fotografica per la copertina di The Piper. Fui semplicemente avvicinato da Syd e dagli altri membri della band ad un evento a Londra. Stavano finendo il loro primo album e mi hanno chiesto se potevo scattare la foto per la copertina del nuovo album; tutto qui.

FC: So che la “famosa” lente ti è stata regalata da George Harrison. È stata una novità utilizzarla in quello scatto o l’avevi già utilizzata per altre foto?

VS: George mi diede la lente prismatica perché non sapeva cosa farne. Non l’avevo mai usata e non avevo la minima idea di come usarla. Così me ne dimenticai e la lasciai a prendere polvere in un armadio del mio studio.

FC: Prima delle sessioni fotografiche avevi mai visto i Pink Floyd in concerto?

VS: No, non li avevo mai visti!

FC: La copertina di The Piper At The Gates Of Dawn è diventata un simbolo della psichedelia. Lo avresti mai pensato?

VS: No, assolutamente. Al contrario non pensavo che l’album avrebbe avuto successo in quanto estraneo alle sonorità degli anni ’60, ma mi sbagliavo.

FC: Com’erano i Pink Floyd nel 1967? Hai qualche aneddoto da raccontare su quella sessione fotografica?

VS: Sai, i Floyd erano una nuova band, Syd era il portavoce della band. Chiesi loro di mandarmi una copia del loro nuovo album. Dopo averlo ascoltato mi ha letteralmente sorpreso e sconcertato: era molto diverso dai suoni dell’epoca. La band mi ha lasciato libero di creare il concept e il design della foto di copertina in qualità di fotografo e direttore artistico. Ascoltai le tracce dell’album per molti giorni e non riuscivo a trovare nulla: un vuoto completo. All’epoca non c’erano i computer, e gli effetti speciali nei laboratori costavano enormi quantità di denaro di cui la band non disponeva. Alla fine mi venne in mente la lente prismatica: era l’unica cosa che sembrava adattarsi alla musica psichedelica di The Piper. Quindi decisi di usarla per la prima volta.

Uno scatto delle sessioni fotografiche di The Piper © Vic Singh

FC: Hai scelto tu i loro vestiti per la foto o è stato casuale?

SV: All’epoca erano di moda abiti di tipo psichedelico e si ‘incastravano’ perfettamente con la musica di The Piper e l’obiettivo prismatico, quindi ho chiesto alla band e al loro manager di portare una buona selezione di abiti per lo stage. Non c’era nulla di casuale nelle riprese. Syd e i membri della band hanno provato abiti diversi e io li ho posizionati su uno sfondo semplice. La lente prismatica ha diviso le immagini e le ha fatte sovrapporre sfumando e ammorbidendo le aree sovrapposte, scegliendo vestiti contrastanti e colorati riuscimmo ad aggiungere contrasto e profondità alle immagini. Il posizionamento di loro quattro è stato fondamentale. Li ho ‘costretti’ a scambiarsi posizioni e abiti finché non sono rimasto soddisfatto degli scatti effettuati con la mia fotocamera Hasselblad che venivano impressi su pellicola Kodak Ektachrome Color.

FC: All’epoca fotografavi modelle e questa copertina era qualcosa di diverso da quello che facevi. Hai realizzato altre copertine per la musica o sei tornato a lavorare per la moda?

VS: Lavoravo per l’industria della moda come freelance nel mio studio fotografico a Londra e non ero strettamente un fotografo musicale. Era l’epoca della “Swinging Sixties” e mi mescolavo socialmente con altri artisti dell’industria della musica, della moda, del cinema e della fotografia. Ero amico dei Beatles, di Chris Blackwell, proprietario della Island Records e di molti altri nell’ambiente. Ho avuto modo di collaborare per alcuni dischi e video per gli inizi della Island Records e con altre band.

FC: Hai incontrato i Pink Floyd altre volte dopo il 1967?

VS: No, non li ho più visti.

FC: Attualmente stai lavorando a qualche nuovo progetto?

VS: Sì, attualmente sto contribuendo a creare un nuovo sito web (sito costruito dall’artista per l’arte) che mostra fotografie analogiche classiche e foto più moderne con AI. Negli ultimi anni ho lavorato sempre nell’ambito artistico come fotografo e film-maker.

Intervista di Francesco Madonia. Traduzione a cura di Matteo Gherardi. Tutte le immagini sono state gentilmente fornite da Vic Singh.

NON PENSAVO CHE L’ALBUM AVREBBE AVUTO SUCCESSO, MA MI SBAGLIAVO by Francesco Madonia is licensed under CC BY-NC-ND 4.0

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